Ivano Micheletti
Prima di fare qualche commento sul settore orafo, premet-
to alcune considerazioni in libertà sulla situazione del paese che,
volenti o nolenti, partecipi o non partecipi, ha molto a che fare con
la vita di tutti inclusa quella del settore. Chiunque lavora e si gua-
dagna onestamente da vivere con il frutto del proprio lavoro, ope-
rai, dirigenti, imprenditori, artigiani, commercianti e tutti, di destra,
centro e sinistra, non può non rimanere indifferente e scioccato dal
triste spettacolo che – a spese di tutti gli onesti– sta offrendo la
classe politica italiana. Ma non ci si può limitare solo alla critica, fa-
cendo di ogni erba un fascio e mettendosi in disparte, senza voler
fare distinzioni, come se tutto fosse altro da noi. E’ proprio in que-
sto vuoto che si sviluppano e prosperano le degenerazioni dei di-
sonesti e delle caste varie che da decenni dominano incontrastate
nel nostro paese, affinché tutto cambi perché nulla cambi. Brecht,
il grande drammaturgo e poeta tedesco, tanti anni orsono scrisse
un componimento che spiega con poche e magistrali parole molto
bene la situazione odierna: “
Segavano i rami sui quali erano sedu-
ti/e si scambiavano a gran voce la loro esperienza/di come segare
la legna più in fretta/e precipitarono tutti con uno schianto./E quelli
che li videro/scossero la testa segando/e continuarono a segare.
”
Ognuno ha il diritto ma soprattutto il dovere di partecipare
alla vita collettiva, nel proprio interesse e nell’interesse della col-
lettività della quale fa parte. Il progresso dell’umanità è avvenuto
grazie a tutti coloro che, oltre a pensare a loro stessi, pensarono
anche agli altri. Noi siamo perché essi furono. I cittadini che riman-
gono in disparte disamorati e schifati, pur con tutte le loro ragioni,
non fanno altro che favorire il degrado e il dissesto. Chi combatte
rischia di perdere, ma chi non combatte ha già perso. D’altra parte
è indispensabile che la “politica” metta in piedi tutti gli espedienti e i
meccanismi possibili per favorire il coinvolgimento dei cittadini nel-
le scelte che li riguardano. La tecnica del marketing non dovrebbe
essere usata solo per raccogliere voti ma anche e principalmente
per raccogliere i bisogni manifesti o latenti del consumatore, che
è il cittadino nel nostro discorrere. Credo sia arrivato il momento
che a farla da padrone debba essere innanzitutto l’onestà e che
dalle cariche politiche grandi o piccole debbano essere esclusi tutti
coloro – come avviene in ogni paese civile – anche semplicemente
indiziati di reati penali, pur non ancora condannati. In particolare i
reati connessi alla correttezza dell’operato nell’esercizio di funzioni
pubbliche. Luciano Canfora, filologo e storico di fama, nel recen-
te saggio “E’ l’Europa che ce lo chiede!” (Falso!), senza doverne
necessariamente condividere le tesi e le conclusioni, offre un illu-
minante squarcio di luce sull’oscurità che circonda la commistione
politica, finanza e anche mafia. In particolare alcuni capitoli sono
dedicati alla crisi, la più grave e difficile dal 1929, “nata dallo stra-
potere bancario e speculativo e contro la quale non ci sono rimedi
di tipo produttivo che possano disciplinare il gangsterismo banca-
rio-finanziario. Il potere politico non osa neanche contrapporsi. Un
composito ceto burocratico-finanziario che giunge dal cuore del
potere alla periferia e trasmette i suoi voleri per il tramite di un ceto
politico che una volta deteneva il potere e che ora è al servizio. E’
anche ben retribuito e perciò docile nei confronti dell’èlite finanzia-
ria che emana gli ordini”. “Rare volte - dice Canfora - l’impudicizia
di chi pretende, dall’alto di un elevatissimo benessere, di dare le-
zioni di etica e di politica a cittadini attestati sul minimo vitale, ha
raggiunto simili vette”. Passerà molto tempo per rimontare alme-
no un po’ la china. Si parla del 2014, continuando nel frattempo
la diminuzione del Pil e l’aumento della disoccupazione. Il settore
orafo, nonostante la nobiltà della materia prima trattata che rap-
presenta il sole, non brilla di luce propria e oltre alla crisi struttura-
le cronicizzata risente ora pesantemente dei fattori derivanti della
crisi economica italiana e internazionale. Nonostante queste pre-
messe, i dati di esportazione nel periodo gennaio-settembre 2012,
anche se è troppo poco per trarre qualche conclusione duratura,
sembrano indicare, dopo oltre 10 anni di scivolata, un rallentamen-
to della discesa limitato all’1,8 % in tonnellate, e un incremento del
valore aggiunto, un risultato non pessimo e che potrebbe miglio-
rare. Se la discesa si fermasse a questi valori, per quanto bassi,
il settore per mantenere le posizioni deve comunque cominciare a
ripensare se stesso in termini nuovi, a partire dal prodotto, l’inno-
vazione dei processi produttivi ridimensionati sul frazionamento in
piccoli lotti, velocità di esecuzione e, soprattutto, affrontare il pro-
blema della distribuzione e della internazionalizzazione. Tutti temi
che difficilmente una piccola azienda può affrontare senza creare
aggregazioni e reti d’impresa, come da queste pagine ho sempre
ripetuto come un mantra fino alla noia. Tuttavia, per mia espe-
rienza diretta, sono molto scettico che questo possa realizzarsi. E’
sempre l’atteggiamento individualistico a prevalere. Il rapporto tra
singoli e meccanismi di aggregazione è come quello tra cittadini
e politica, cioè assente – fatte salve rarissime eccezioni che non
fanno la regola.
Camminando sul filo del rasoio verso l’incertezza
Il Giornale dell’ Orafo - 5